La porta del cielo(1944) , il film “invisibile” di Vittorio De Sica, è stato recentemente restaurato grazie ad un progetto che ha coinvolto Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, l’Azione Cattolica italiana e l’Associazione Officina Cultura e Territorio. Dopo la presentazione del film nella sezione “Storia del cinema” della Festa del Cinema di Roma la pellicola è stato proiettata per la seconda volta in Italia a Mestre nella Sala Conferenze del Centro Culturale Candiani , nell’ambito di una “due” giorni organizzata dal Cinit Cineforum Italiano in occasione del 50° anniversario della sua costituzione. A introdurre l’evento Gianluca della Maggiore, direttore del Centro di ricerca Catholicism and Audiovisual Studies – Cast dell’Università UniNettuno, e Marco Vanelli, direttore della rivista Cabiria studi di cinema. della Maggiore ha sottolineato come il problematico restauro sia stato accompagnato da un’importante ricerca storica nell‘Archivio Apostolico Vaticano: un passaggio ineludibile, vista l’eccezionalità del processo produttivo che vide il coinvolgimento diretto della Santa Sede con un ruolo centrale per Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI. E per questo impegnativo ingresso la Chiesa scelse di dare carta bianca a due cineasti del calibro di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini che non profumavano esattamente di incenso e sacrestia. Il film volerà prossimamente a Cuba e Los Angeles, ha annunciato in chiusura del suo intervento della Maggiore, dove le avvisaglie del Neorealismo da cui è percorso si coniugheranno con l’umanesimo cristiano di cui è permeato. Vanelli ha collocato l’opera nel contesto di una Chiesa che negli anni ‘40 del secolo scorso dava vita al Centro Cattolico Cinematografico e si apriva al linguaggio del cinema, sostenendo la realizzazione sino agli inizi degli anni ‘50 di una quindicina di pellicole con le case di produzione Orbis e Universalia. Il film racconta il pellegrinaggio di un drappello di malati che va in treno a Loreto per chiedere miracoli: vengono proposte storie ricche di umanità che hanno per protagonisti sia disabili (il ragazzino con le stampelle, il cieco, l pianista con con la mano paralizzata ) che persone alla ricerca di un miglioramento della qualità della vita, come la vecchina che cerca la grazia di un’armonia familiare.<<La porta del cielo di Vittorio De Sica viene in genere considerato un’opera minore. Un (pre)giudizio indotto dalla sua invisibilità – scrive Alberto Anile, conservatore della Cineteca Nazionale – E’ invece un film degno di quelli che lo precedono e lo seguono nella filmografia desichiana, – I bambini ci guardano e Sciuscià, per la maestria con cui si alternano esigenze della committenza (l’Azione Cattolica), l’osservazione minuta tipica di Zavattini, scarti umoristici e affondi nel peggior cinismo, con lo sguardo caldo tipico di De Sica…>>