La storia di Evelyn Moeller è la storia di chiunque abbia subito una sconfitta e non sia più riuscito a rialzarsi. Una riscoperta di sé stessi e della bellezza della propria semplicità, dove i piccoli gesti hanno una forza smisurata e i grandi piani non sempre hanno sviluppi prevedibili.

A chiudere il festival del cinema svizzero a Venezia è Level up your life, l’ultima commedia firmata da Oliver Paulus e Stefan Hillebrand. Un film che chiama in causa gli ultimi, i soggetti della piccola borghesia svizzera, in questa storia chiamati a prendere coscienza della propria infelicità per riconquistare la propria dignità.

Protagonista principale è Evelyn Moeller, anziana segretaria intrappolata nella routine e vittima degli scherzi di un capo apatico. Il suo modo maldestro di affrontare le più piccole faccende quotidiane diventa un enorme problema quando tenta di avvelenare il suo datore di lavoro per vendetta. Attraverso una serie di eventi al limite dell’incredibile, i due registri interpretano magistralmente la legge se qualcosa può andare male andrà male, realizzando una commedia “politicamente scorretta” e decisamente divertente.

Grande merito va all’eccezionale lavoro degli attori capaci di relazionarsi a una storia senza copione e sceneggiatura, lavorando solo sull’iniziale idea di una situazione di mobbing da ufficio. Il particolare metodo di lavoro utilizzato da Paulus e Hillebrand penalizza la coesione delle immagini, dal ritmo frenetico in alcuni punti e più dilatati in altri, ma favorisce un lavoro di immedesimazione degli attori che ricreano sé stessi nel proprio ruolo. In questo modo anche le situazioni in cui la recitazione risulta forzata non diventano un problema, spingendo il pubblico verso una più fedele riproduzione dei fatti non si ha mai la risposta pronta come nei film.

Questo sistema ha permesso la realizzazione di un film a basso budget che riesce in pieno nel suo obiettivo di conquistare l’affetto e le risate del pubblico. Incombe però nelle classiche problematiche che un film privo di sceneggiatura non può che provocare, come un iniziale confusione nell’orientamento della storia o situazioni sviluppate senza particolari scioglimenti degli intrecci. Il giudizio resta comunque positivo, un film che risulta capace di confermare che non esiste un modo unico per fare cinema, ma che con un idea vincente e la capacità di mettersi in gioco, così come nella vita dei protagonisti di Level up your life, nessun risultato è precluso.

Recensione di Luigi Giacomazzi