Presentato nella sezione Orizzonti, White Sun di Deepak Rauniyar è l’unico film nepalese presentato alla 73. edizione della Mostra del Cinema di Venezia, nonché uno dei pochi presentati in assoluto nella storia della manifestazione. Ambientato a fine anni duemila, nel periodo immediatamente successivo alla fine della guerra civile nepalese, White Sun è un film drammatico che analizza in modo maturo temi come la guerra, la religione, l’appartenenza politica e il rispetto per le proprie radici.
Chandra è un ex combattente rivoluzionario, un tempo in forze all’esercito dei ribelli durante la guerra civile, ora dirigente del partito maoista nepalese. Quando viene a sapere della morte del padre, Chandra lascia Khatmandu per raggiungere il villaggio sperduto dove era cresciuto e dove suo padre e suo fratello ancora abitavano, per partecipare ai funerali.
Qui però l’accoglienza non è delle migliori, dato che la maggior parte degli abitanti del villaggio è profondamente contraria alle idee del partito di Chandra, compreso l’anziano sacerdote del villaggio. Durante il tragitto tra il villaggio e un centro abitato più vasto in cui celebrare i funerali, Chandra si scontrerà con i problemi che colpiscono non solo il villaggio ma il Nepal intero.
Per quanto, a un primo sguardo, White Sun possa sembrare un film nettamente schierato da una parte piuttosto che da un’altra nel conflitto di cui parla, analizzandolo un po’ più a fondo si capisce che le cose non stanno proprio così: infatti, sebbene critichi aspramente le assurdità difese dai vecchi del villaggio, talmente legati alle tradizioni e alla monarchia ormai deposta da voler seppellire il padre di Chandra avvolto nella bandiera del re, Rauniyar sta bene attento a stigmatizzare anche le atrocità commesse dai ribelli in tempo di guerra, ad esempio col personaggio di Badri, giovane orfano che ha perso i genitori proprio in uno scontro con i guerriglieri maoisti.
Il film, prima di schierarsi politicamente, si produce in un sentito e sincero appello contro la violenza e contro la guerra in generale. Interessante anche la retorica attorno al tema degli estremismi, qualsiasi essi siano: emblematica in questo senso la scena in cui gli anziani del villaggio, dopo aver impedito a un mendicante di passare affianco al cadavere del padre di Chandra perché di una casta inferiore, lo apostrofano come ignorante e ottuso.
Insomma, White Sun non vuole essere né un elogio al comunismo, né una feroce critica all’induismo o alla religione in generale, ma piuttosto un invito ad anteporre il nostro buonsenso e il nostro amor proprio a qualsiasi regola dettata da uno schieramento politico, piuttosto che da una religione o da un regime di governo.
Il film non sarà certo perfetto, ad esempio i ritmi non sono gestiti correttamente e la trama sembra essere anche fin troppo semplice, ma Rauniyar riesce a trasmettere perfettamente il suo messaggio, con una sceneggiatura che si distingue per i dialoghi brillanti e con una regia semplice e pulita, aiutata dall’uso suggestivo della luce naturale, sostituita dall’illuminazione artificiale solo in alcune scene notturne.