“HO VISTO DA VICINO” DI Idelfonso Corrà

impressioni su un libro di Idelfonso Corrà, frate francescano

La poesia tutta affettiva di padre Ildefonso prende la forma di una prosa dura, determinata, lucidamente umana, che racconta, con lo stile degli appunti di viaggio, i duri e rischiosi itinerari di carità e di amore verso i luoghi della crudeltà e della scempiaggine umana, humus però per esplosioni di dedizione, di solidarietà, di sofferenze rassegnate se non addirittura felici del viaggiatore-zingaro-frate e delle persone che volontariamente lo seguono e di quelle che incontra.
Destinazione: Bosnia Erzegovina e altri Paesi dell’ex Iugoslavia.

Tra schegge di ferro esplosivo e di roccia carsica, là dove Ildefonso mette i piedi nascono fiori che non subito la guerra soffoca, che rimangono a segnare tappe d’amore e di bene. Si passa dal luogo di preghiera e di fede per eccellenza, Medjugorjie, dove Ildefonso stringe fiduciosa e affettiva amicizia con i veggenti, ai luoghi illuminati da un sole che appoggia i suoi raggi su stranite, assurde macerie di pietre e di carni, ad altri luoghi dove il freddo e la fame rendono il corpo ingrinzito e sfinito, ma dove ogni difficoltà e fatica e delusione sono vinti da fede e amore per il Prossimo, perché il Prossimo è Gesù.

Spicca, come dicevo, una prosa che è dura e poetica come la terra che Ildefonso percorre, sassosa, che crea inciampi all’andare e si fa pericolosa a ogni curva di strada e di sentiero. Altrettanto il suo scrivere, dove gli inciampi verbali si fanno espressione e metafora di dolore, tragedie e assurdità di ogni genere ed è segno allegorico del cammino duro e pericoloso della colonna dei soccorsi che Ilde guida e dei pesi distrutti di cui non rimane traccia umana, salvo il mettersi a cercare la fossa comune da cui è rimasto fuori, nascosto nella sterpaglia, il latrato incredulo e spaventato di un cane.
Se queste sono impressioni di un quadro di guerra, altre sono quelle emergenti da tenui e tuttavia secchi e dolenti giudizi verso coloro che non capiscono sentimenti quali disinteresse e amore, amore cristiano e che creano intorno a Ildefonso muri di freddezza, disprezzo, incomprensione. La polizia indaga e interroga: hai fatto commercio di armi in Bosnia e in Croazia? Non contraddirti altrimenti la prigione si chiuderà con te dentro.
E la prigione ci sarà nell’avventura di Ildefonso ed è quella che, per prudenza, gli è riservata dai superiori del suo Ordine francescano che lo isolano per anni tra i morti di San Michele, il cimitero di Venezia.

Padre Ildefonso è ancora là; tra pochi mesi ne uscirà con i 3 confratelli dell’isola, perché obbligati dalla “ristrutturazione” a lasciare per sempre la cura dei defunti di quella sede.
A 80 anni compiuti, quindi, lo zingaro-frate riprenderà il cammino, magari anche il furgone con cui andava a raccogliere ferrovecchio nel Mantovano e nel Veronese per fare poi carità.
Ma intanto, in “riposo” tra i morti di san Michele, rivede, corregge e scrive le sue poesie, le poesia mature gioiose e sofferte, che sono intense preghiere d’amore, che sono metafore e ricordi anche di Asiago dove anni fa Ildefonso ha ridato vita a una grande casa su un prato al limite dei boschi del monte Zebio, casa che ha accolto bambini, giovani e anziani per un lungo periodo.
Ci fui anch’io con i miei alunni liceali di Mestre lassù, una settimana a maggio per 6 anni consecutivi, ritenendo il luogo appropriato per quelle riflessioni di vita che raramente trovano attenzione e spazio fra le mura di scuola. E da questa proficua esperienza pedagogica, sorretta ogni volta da Mario Rigoni Stern, da Ermanno Olmi, da Giuseppe Grillo, da Angelo Arpa, da Mario Bolognese, da Ulderico Manani e qualche volta da Danilo Dolci, da Mario D’Avino, da Giacomo Botteri, da Lino Palmeri, da Vincenzo Frezzato, da Pierino Scaggiari, da Sergio Bonato e da tanti tanti altri, lì “ad Asiago è nata una fiaba” (*).

(*) Questo è anche il titolo del libro scritto, illustrato e arricchito di fotografie dagli studenti partecipanti all’esperienza e di un loro film sullo stesso contenuto.

Ildefonso Corrà, “Ho visto da vicino – La vera esperienza della missione. La guerra. La fame. La morte”, pp. 84.
Il libro è reperibile presso lo stesso autore in di San Michele in isola, Venezia.