La poesia tutta affettiva di padre Ildefonso prende la forma di una prosa dura, determinata, lucidamente umana, che racconta, con lo stile degli appunti di viaggio, i duri e rischiosi itinerari di carità e di amore verso i luoghi della crudeltà e della scempiaggine umana, humus però per esplosioni di dedizione, di solidarietà, di sofferenze rassegnate se non addirittura felici del viaggiatore-zingaro-frate e delle persone che volontariamente lo seguono e di quelle che incontra.
Destinazione: Bosnia Erzegovina e altri Paesi dell’ex Iugoslavia.
Tra schegge di ferro esplosivo e di roccia carsica, là dove Ildefonso mette i piedi nascono fiori che non subito la guerra soffoca, che rimangono a segnare tappe d’amore e di bene. Si passa dal luogo di preghiera e di fede per eccellenza, Medjugorjie, dove Ildefonso stringe fiduciosa e affettiva amicizia con i veggenti, ai luoghi illuminati da un sole che appoggia i suoi raggi su stranite, assurde macerie di pietre e di carni, ad altri luoghi dove il freddo e la fame rendono il corpo ingrinzito e sfinito, ma dove ogni difficoltà e fatica e delusione sono vinti da fede e amore per il Prossimo, perché il Prossimo è Gesù.
Spicca, come dicevo, una prosa che è dura e poetica come la terra che Ildefonso percorre, sassosa, che crea inciampi all’andare e si fa pericolosa a ogni curva di strada e di sentiero. Altrettanto il suo scrivere, dove gli inciampi verbali si fanno espressione e metafora di dolore, tragedie e assurdità di ogni genere ed è segno allegorico del cammino duro e pericoloso della colonna dei soccorsi che Ilde guida e dei pesi distrutti di cui non rimane traccia umana, salvo il mettersi a cercare la fossa comune da cui è rimasto fuori, nascosto nella sterpaglia, il latrato incredulo e spaventato di un cane.
Se queste sono impressioni di un quadro di guerra, altre sono quelle emergenti da tenui e tuttavia secchi e dolenti giudizi verso coloro che non capiscono sentimenti quali disinteresse e amore, amore cristiano e che creano intorno a Ildefonso muri di freddezza, disprezzo, incomprensione. La polizia indaga e interroga: hai fatto commercio di armi in Bosnia e in Croazia? Non contraddirti altrimenti la prigione si chiuderà con te dentro.
E la prigione ci sarà nell’avventura di Ildefonso ed è quella che, per prudenza, gli è riservata dai superiori del suo Ordine francescano che lo isolano per anni tra i morti di San Michele, il cimitero di Venezia.
Padre Ildefonso è ancora là; tra pochi mesi ne uscirà con i 3 confratelli dell’isola, perché obbligati dalla “ristrutturazione” a lasciare per sempre la cura dei defunti di quella sede.
A 80 anni compiuti, quindi, lo zingaro-frate riprenderà il cammino, magari anche il furgone con cui andava a raccogliere ferrovecchio nel Mantovano e nel Veronese per fare poi carità.
Ma intanto, in “riposo” tra i morti di san Michele, rivede, corregge e scrive le sue poesie, le poesia mature gioiose e sofferte, che sono intense preghiere d’amore, che sono metafore e ricordi anche di Asiago dove anni fa Ildefonso ha ridato vita a una grande casa su un prato al limite dei boschi del monte Zebio, casa che ha accolto bambini, giovani e anziani per un lungo periodo.
Ci fui anch’io con i miei alunni liceali di Mestre lassù, una settimana a maggio per 6 anni consecutivi, ritenendo il luogo appropriato per quelle riflessioni di vita che raramente trovano attenzione e spazio fra le mura di scuola. E da questa proficua esperienza pedagogica, sorretta ogni volta da Mario Rigoni Stern, da Ermanno Olmi, da Giuseppe Grillo, da Angelo Arpa, da Mario Bolognese, da Ulderico Manani e qualche volta da Danilo Dolci, da Mario D’Avino, da Giacomo Botteri, da Lino Palmeri, da Vincenzo Frezzato, da Pierino Scaggiari, da Sergio Bonato e da tanti tanti altri, lì “ad Asiago è nata una fiaba” (*).
(*) Questo è anche il titolo del libro scritto, illustrato e arricchito di fotografie dagli studenti partecipanti all’esperienza e di un loro film sullo stesso contenuto.
Ildefonso Corrà, “Ho visto da vicino – La vera esperienza della missione. La guerra. La fame. La morte”, pp. 84.
Il libro è reperibile presso lo stesso autore in di San Michele in isola, Venezia.