“LA CENERENTOLA” di G. Rossini al Teatro Verdi di Trieste

E Dandini si imbaronì imprincipando Cenerentola

Dopo dodici anni, al Verdi di Trieste riapproda “La Cenerentola”, una delle Opere più spassose di Rossini, mantenendo come protagonista nel ruolo omonimo Sonia Ganassi.

Il divertimento di un’Opera come Cenerentola sta tutto nel saper dosare tanto la qualità di cantante quanto di giocare con la propria parte. L’allestimento proposto a Trieste sembra che abbia voluto ridurre la verve comica rossiniana appiattendola ad un monotono esercizio di canto, e persino, in certi momenti, di non ottima resa.

La scena si sdoppia per mostrare da una parte la casa di Cenerentola, che dovrebbe cadere a pezzi, ma che invece è già caduta facendo traslocare la famiglia all’addiaccio all’ombra di fumose fabbriche, e dall’altra un più canonico interno del palazzo del principe. Ad un’originalità di ambientazione forzata va di pari passo l’assurda caricatura delle due sorelle punkettare che non sanno altro fare che darsi di gomito e scimmiottare movimenti stereotipati.

Guido De Monticelli lascia spazio agli interpreti, che si ritrovano tutti ad eccezione di Dandini, Alessandro Corbelli, a dover improvvisare la recitazione, o almeno così pare. Corbelli infatti non solo è eccellente come cantante, senza dubbio il migliore di tutti, ma è altrettanto bravo come attore. Pur avendo portato sulla scena di mezzo mondo questo simpaticissimo principe/cameriere riesce ogni volta a non cristallizzare la propria recitazione, ma a trovare nuovi spunti per adattareil suo personaggio al contesto, con garbo, tatto e senza mai cadere nel banale o nel triviale. Lo stesso discorso non vale per Sonia Ganassi, Cenerentola. Anch’ella dovrebbe essere padronissima di un ruolo che ha impersonato numerosissime volte, ma che, almeno in questa occasione, la fa trasparire goffa, priva di smalto e persino insicura. Registro centrale instabile e acuto ballerino fanno fatica a tener testa ad una direzione tutt’altro che brillante.

Donato Di Stefano – don Magnifico e Lawrence Brownlee – don Ramiro, a cui va riconosciuta l’attenuante di una giovanissima età, sembra che siano stati catapultati sul palco la sera stessa: certo non è facile stare vicini ad un fenomeno quale è Corbelli, ma non una caratterizzazione personale, un accenno a una qualche recitazione, una gestualità significativa. Un’invariabilità assoluta.
Alidoro, invece, da deus ex machina e spettatore successivo dei giochi risulta efficacissimo in questa logica. Bravo, seppur di timbro troppo chiaro per la monumentale aria, il giovane Marco Vinco.

La concertazione di Kery-Lynn Wilson sarebbe volta al far emergere le singolarità orchestrali, ma la resa risulta priva di omogeneità con il resto degli strumenti, restando così il discorso orchestrale un po’ slegato.

Pessimo il coro, il cui apporto risulta decisivo per affondare l’eccezionale modernità teatrale di Rossini.

La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Giacomo Ferretti
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Valle 25 gennaio 1817
Angelina (Cenerentola): Sonia Ganassi
Don Ramiro: Lawrence Brownlee
Dandini: Alessandro Corbelli
Don Magnifico: Donato Di Stefano
Tisbe: Tullia Mancinelli
Clorinda: Romina Bace
Alidoro: Marco Vinco
Orchestra e coro del Teatro Verdi di Trieste
Maestro concertatore e direttore: Keri-Lynn Wilson
Maestro del coro: Lorenzo Fratini
Regia: Guido De Monticelli
Scene: Fausto Dappiè
Costumi: Zaira de Vincentiis
Luci: Sergio Rossi

Prezzi da 101€ a 9€
www.teatroverdi-trieste.com