L’occhio del cinghiale rivela la coscienza di una morte imminente e tutto intorno sono boschi d’inverno.
In una Germania umida e fredda, Rosario è il padrone di un ristorante di pietra grigia. In cucina, combina granchi col cinghiale ucciso e con italica superiorità dice: “Tanto mangiano tutto”. Ha una bella moglie, tradita qualche volta, e un figlio di nove anni, dolce e biondo. Una vita tranquilla in un luogo sospeso, lontano dalle tenebre del passato. Sono passati ormai dodici anni da quando si chiamava Antonio De Martino; da quando morto, è resuscitato. Rosario è uno che ha sempre imparato in fretta, che sa eseguire in silenzio, per questo ce l’ha fatta: da pluriomicida della camorra è diventato chef.
Un giorno, arrivano al ristorante due ragazzi italiani, Edoardo e Diego; e se dimenticare è possibile, non si può avere la certezza di essere stati dimenticati.
Film sulla fragilità, sulla duplicità e sul legame genitore e figli.
Con un balzo, Claudio Cupellini, si allontana dalla commedia sentimentale (Lezioni di Cioccolato) e mette in scena un noir gelido ed essenziale, ma con qualche somiglianza di troppo: Toni Servillo è maschera, così prossimo a Titta De Girolamo (Le conseguenze dell’amore), e lo sfondo, poco abitato e intriso d’acqua e di freddo, di benessere e desolazione, si avvicina molto a quello de La ragazza del Lago di Molaioli.
Dalla sceneggiatura di Filippo Gravino (Premio Solinas 2003), Cupellini lavora ad una storia italiana che si svolge altrove, mescola voci e idiomi sotto un cielo grigio: il tedesco di Juliane Kohler, il veneto di Maurizio Donadoni, e il campano di Marco D’Amore e Francesco Di Leva. Racconta la fragilità di una vita ricostruita e l’alternanza di bene e male, ragione e sentimento di un ex omicida. Non giustifica, cerca solo di ritrarre una complessità, con un film d’atmosfera e dalle brevi sfumature melò. Mette in scena una storia trattenuta in un circolo di emozioni private, chiusa ed estranea alle forti e attuali emergenze contenute nei temi a lei tangenti: la camorra e i rifiuti tossici che viaggiano, che attraversano paesi per essere smaltiti, favorendo o sfavorendo gli interessi della malavita. Un film che arriva un po’ in ritardo, perché nel frattempo (la sceneggiatura è del 2003), molto è venuto alla luce, e ignorarlo è difficilmente sostenibile, anche se si tratta solo di una storia privata. E l’interesse per il vivere e il sopravvivere di Rosario, camorrista in Italia e chef in Germania, non può che risultare relativo.
Titolo originale: Una vita tranquilla
Nazione: Italia, Germania, Francia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 105′
Regia: Claudio CupelliniCast: Toni Servillo, Marco D’Amore, Francesco Di Leva, Juliane Köhler, Leonardo Sprengler, Alice Dwyer, Maurizio Donadoni
Produzione: Acaba Produzioni, Babe Film, EOS Entertainment, Hofmann & Voges Entertainment GmbH
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: Roma 2010
05 Novembre 2011 (cinema)