Una serata diversa al Teatro Goldoni quella di mercoledì 17 dicembre: all’interno del tradizionale calendario classico affiora uno spettacolo contemporaneo, Xanax, di Angelo Longoni, con Amanda Sandrelli e Blas Roca Rey.
Laura e Daniele, due colleghi presso una casa editrice, ma conoscenti solo di vista perché operanti in uffici su due piani differenti, rimangono bloccati nell’ascensore della ditta, un venerdì sera dopo che tutto il resto del personale se n’è già andato. Dovranno rimanerci, quindi, fino al lunedì mattina all’arrivo del personale delle pulizie.
Una trama che facilmente potrebbe cadere nel banale, ma che nel banale non cade: dietro alla scorrevole semplicità, naturalezza, simpatia dei dialoghi, ai burleschi, goffi atteggiamenti della coppia di attori si celano i sintomi di una profonda crisi esistenziale che coinvolge tanto i due protagonisti, quanto gran parte dell’attuale società contemporanea.
I due che entrano nell’ascensore hanno atteggiamento compito, postura sostenuta, abbigliamento elegante; man mano che le ore di quella claustrofobica, estenuante permanenza trascorrono, si verifica un progressivo sgretolamento di tali personalità, sino a giungere agli istinti più primordiali dell’essere umano.
Frenetiche vite incanalate in un’accecante routine in continuo anestetizzante scorrimento, vanno in crisi se frenate all’interno di una statica, vuota scatola senza via di fuga, perché costrette a fermarsi, e una volta ferme, a guardarsi, ascoltarsi, sentirsi.
La scioccante esplorazione dell’immagine interiore risulta a questo punto prevaricante sull’immagine esteriore, riflessa sulle pareti metalliche, addirittura quasi totalmente ignorata.
Ridotti a una lotta con i loro bisogni primari, i due corpi avvertono l’anomala presenza di un bisogno estraneao a quelli comunemente noti nel genere umano-animale: realizzano la loro tragica dipendenza da medicinali, ansiolitici, antidepressivi (da qui il titolo Xanax).
Al momento dell’imminente arrivo dei soccorritori, i due protagonisti si ricompongono nei loro abiti, nella loro compostezza, nella loro falsità. O verità?
Il giudizio dello spettatore è continuamente sballottato da una parte all’altra all’interno di due opposti quanto simili estremi: da una parte l’inserimento in questa sconfinata, irraggiungibile società, dall’altra lo stazionamento in uno spazio chiuso, ristretto, isolato. Entrambe realtà estenuanti, opprimenti, astiose da affrontare, in cui l’equilibrio psicologico viene messo a dura prova e facilmente finisce per alterarsi.
Come sono i veri Laura e Daniele dunque?
La percezione del trascorrere delle ore è regolata da stacchi di buio totale, durante i quali più volte i due attori hanno ottenuto spontanei e meritati applausi, culminati poi nell’applauso finale.
Una scelta sicuramente un poco azzardata quella d’inserire uno spettacolo contemporaneo nella stagione di un teatro tradizionale dal pubblico di affezionati abitué, dettata forse dal fatto che lo spettacolo si avvicina comunque maggiormente al teatro di stampo classico che non sperimentale.
Resta il fatto che la contemporaneità all’interno di quelle storiche mura qualche lieve stridore l’ha provocato, sarà forse per la tendente vicinanza ad uno stile più televisivo, che in un contesto teatrale non a tutti può far troppo piacere.
Scritto e diretto da Angelo Longoni
Con: Amanda Sandrelli e Blas Roca Rey
Scene: Leonardo Conte e Alessandra Panconi
Musica: Paolo Vivaldi
Costumi: Alessandro Bentivegna
Aiuto regia: Eleonora Ivone
Durata: 1h20