Completando il quadro offerto dal documentario di Gwon Gyung-won Courtesy to the nation, 1987: When the day comes segna il ritorno alla regia dopo ben quattro anni dal travagliato Hwayi: A Monster Boy di Jang Joon-hwan, il quale ha infiammato il pubblico del FEFF proponendo una drammatizzazione storica delle proteste studentesche che portarono alla caduta della dittatura militare di Chun Doo-hwan.

Seul, 1987. Lo studente di linguistica Park Jong Chul viene dichiarato morto dai poliziotti presso cui era trattenuto in custodia per arresto cardiaco, ma i segni di tortura sul cadavere lasciano intendere ben altro. Il direttore dell’Ufficio Investigativo Anticomunismo Park Cheo-won – un fenomenale Kim Yoon-seok – vorrebbe insabbiare il tutto, ma il procuratore Choi HwanHa Jung-woo – ha ancora molti dubbi a riguardo e dispone l’autopsia. Nonostante le rappresaglie e le minacce, i giornalisti fiutano lo scoop e infischiandosene delle direttive governative iniziano a pubblicare articoli al vetriolo contro gli abusi di potere di Park e dei suoi, mentre gli attivisti iniziano a far sentire sempre più prepotentemente la loro voce. Nonostante l’alto prezzo da pagare, la verità verrà a galla dando un senso alla morte di Park Jong Chul e delle altre vittime della violenza di Stato.

when the day comes

Una vera e propria bomba al box office in Corea, pur senza reinventare i codici di partenza 1987: When the day comes è un ottimo political drama in grado di appassionare anche al di fuori della madrepatria con una vicenda universalmente valida, specchio della tensione verso la libertà che ha informato il cammino dell’età moderna e contemporanea. Dando pari rilievo a tutti gli attori della sollevazione di quegli anni, lo sceneggiatore Kim Kyung-chan – alla sua seconda prova dopo Cart (2014) di Boo Ji-young – partiziona perfettamente il grado di protagonismo di reporter, universitari e gente comune, costruendo un’architettura corale per la quale, in mancanza anche di uno solo di questi tasselli lo scopo del film non si sarebbe potuto raggiungere.

Facendo affidamento sull’ottima performance del comparto attoriale – una vera e propria ammucchiata di star –, Jang non lascia in pace i suoi personaggi un secondo, avvicinando l’occhio della cinepresa ai loro volti e corpi per scoprire i segni dell’esasperazione e della violenza, spesso esibendo quest’ultima con una spettacolarità che contribuisce comunque a prendere le parti degli oppressi. Non si può dire certo che sia una ricostruzione imparziale, ma il regista questo ce lo dice già prima che il film inizi con qualche nota di avvertenza: seguendo una tendenza non sempre felice di certo cinema di “denuncia” – per quanto si possa fare denuncia restando fedeli agli schemi del grandeur hollywoodiano –, viene tracciata una linea indelebile tra buoni e cattivi.

1987: When the day comes è una pellicola magniloquente che funziona dal primo all’ultimo minuto, ma ragionare su un evento così recente ricorrendo alle semplificazioni narrative del caso sembra quasi un escamotage per non portare davvero fino in fondo la polemica. Riaccese le luci in sala, resta la sensazione di aver assistito a un grande spettacolo privo delle connotazioni politiche che era lecito aspettarsi.