L’esperienza di una giovanissima cinefila lucana alla Mostra del Cinema di Venezia e alla Festa del Cinema di Roma

L’esperienza di una giovanissima cinefila lucana alla Mostra del Cinema di Venezia e alla Festa del Cinema di Roma

di Chiara Lostaglio
(CineClub De Sica-Cinit Rionero)

“È stata una esperienza davvero esaltante. Respirare l’odore del vero cinema; stare sotto lo stesso cielo di coloro che sono parte attiva nel firmamento della storia del grande schermo (come David Lynch, o Meryl Streep, o Richard Gere) ti rende davvero un’altra persona, e quando sei al Festival ti godi ogni attimo, perché sai che ogni istante potrebbe regalarti una emozione nuova.
Nelle sale, durante le proiezioni, ti senti davvero fortunato a poter vedere delle opere d’arte di cui il grande pubblico spesso non potrà fruire. I film proiettati alla Mostra di Venezia, come a Roma, sono davvero dei capolavori poetici, di grande intensità e spessore a livello di riprese e di immagini evocate”.
E’ la prima percezione che esprime Verdiana, diciottenne studentessa potentina, la più giovane fra gli ospiti della 63^ Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Accompagnata alle proiezioni e ai dibattiti dai critici del CineClub “De Sica” di Rionero, componenti del Cinit (Cineforum Italiano) di Venezia, la giovane studentessa ha avuto modo di approfondire le tematiche e seguito le visioni di film rarissimi (in lingua originale) dei quali si è immediatamente innamorata.

Quali emozioni hai provato, allora, nell’esperienza al Lido di Venezia?

“L’emozione più grande è stata per me abbastanza ricorrente, avevo la fortuna di provarla spesso. Più di qualche volta infatti mi è capitato di poter assistere a proiezioni dove erano presenti registi e attori: vederli prima sul grande schermo e poi in carne ed ossa è stato per me sempre un momento di grande impatto emotivo”.

Quali film ti hanno colpito in maniera particolare?

“Uno dei film che più ho amato durante la rassegna veneziana è stato, assieme ad “Ejphorija” del russo Ivan Vyrypaev (in concorso), sicuramente “Offscreen” del danese Christoffer Boe.
È stato uno dei lungometraggi che mi ha evocato più stimoli emotivi. Mentre lo guardavo, sentivo proprio delle fitte al cuore, un’ansia terribile e un sentimento simile alla paura, vedendo le scene di violenza e di psicopatia in cui era coinvolto il protagonista. Ne sono uscita un po’traumatizzata, arricchita e, purtroppo meno fiduciosa verso il mondo”.

Quale rapporto hai avuto con i ragazzi di altre regioni, anch’essi ospiti del Cinit?

“Con loro ho stretto un bel rapporto, sia perché sono ottime persone, e sia perché sono culturalmente molto stimolanti. Ho intrattenuto discussioni che andavano dall’argomento più elementare a commenti approfonditi dei film che avevamo visto insieme. È anche grazie a loro se ho vissuto un’esperienza così indimenticabile.”

La nostra comune esperienza al Mostra di Venezia come alla Festa del Cinema di Roma, in qualità di osservatori del CineClub De Sica Cinit, ha portato necessariamente a degli improbabili paragoni fra le due grandi rassegne internazionali. In entrambe si vive quel clima di grande emozione, proprio come quello sviluppato dalla prima esperienza di Verdiana, come a dire che, per chi ama il cinema, un film d’arte rimane sempre una incommensurabile evento, ed è sempre come una infinita “prima volta”.

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OFFSCREEN diretto da Chrstoffer Boe (Danimarca) –
Venezia 63^ Mostra del Cinema

Un filmato lungo un anno; frammento di vita di un uomo che, ormai distrutto dalle delusioni dell’esistenza, evolve un lungo processo mentale di psicopatia che lo porta ad una tragica fine.

È la storia di “Offscreen”, del danese Chrstoffer Boe, in cui Nicolas, giovane regista, decide di riprendere per 365 giorni, secondo per secondo, ora dopo ora, la sua vita, facendone un film d’amore narrante la sua relazione con la moglie Lene. Ma non tutto procede secondo le sue aspettative. Nel lungometraggio (dove sono raccolte soltanto le ore fondamentali di tutti i filmati effettuati) lo spettatore assiste al rapido disgregamento della coppia e al lento ma irreversibile degrado mentale di Nicolas, che, abbandonato dalla moglie, si concentra esclusivamente su se stesso e sulla sua telecamera, unica amica rimastagli dopo che chiunque lo conoscesse lo avesse allontanato. Dopo aver ingaggiato un’attrice che prendesse il posto della moglie nel film nel tentativo di riavvicinare a sé qualcuno in cui poter rivedere Lene, la sua psicopatia degenera, e proprio immaginando in ogni donna la sua ex finisce per violentare una donna nel proprio appartamento dopo averla massacrata, uccisa e macabramente truccata , continuando ad abbracciarla, chiamandola Lene e dichiarandole il proprio amore in una pozza di sangue. Ad un primo impatto sembra quasi che il lungometraggio riprenda i tragici danni che un amore finito può provocare nell’essere umano, ma nel profondo questo film può essere definito un viaggio nella psicopatia umana, che danneggia chi ne è affetto e il mondo che circonda il malato; un’ incursione in un universo parallelo e degenere attraverso una telecamera e un anno di riprese. Perché l’amore non è psicopatia, ma una partita che va giocata attentamente, perché fa molto male, ma non può violentare la libertà e il rispetto verso il prossimo, nonostante il prossimo sia l’oggetto del vostro amore ed odio.

Verdiana Spicciarelli

(CineClub De Sica – Cinit Rionero (Pz)

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Chiara Lostaglio
Attrice e critica cinematografica e teatrale, è laureata in Scienze della Comunicazione e in Filologia moderna. Diplomata in recitazione cinematografica presso la Vision Academy e Studio Cinema Film & Theatre Institute di Roma. Ha lavorato in diverse produzioni cinematografiche, televisive e teatrali. Scrive di cinema e teatro su diversi magazine on line. Ha insegnato Storia e critica del Cinema presso Unilabor e Liceo artistico. parte del direttivo del Cineclub Vittorio De Sica- Cinit che organizza mostre cinematografiche, lezioni e laboratori di cinema nelle scuole e nelle carceri. Ha presentato film e si è occupata delle relazioni esterne in diversi eventi e festival di cinema (Foggia Film Festival, Monticchio CineLaghi). Attualmente è docente presso l'Università SSML Nelson Mandela e l'Istituto del design di Matera.