Fabrice du Welz, celebre per i suoi horror e thriller psicologici, arriva alla Mostra del Cinema con una storia “basata in parte e liberamente su eventi reali” ad un brutale caso di cronaca nera che ha scosso il Belgio negli anni 90: Marc Dutroux, criminale belga, soprannominato il Mostro di Marcinelle (il soprannome è della stampa italiana dell’epoca), condannato all’ergastolo (tra il 1985 e il 1996, Dutroux sequestrò e torturò sei ragazze dagli 8 ai 19 anni. Solo due delle sue vittime, Sabine Dardenne e Laetitia Delhez, di 12 e 14 anni, riuscirono a sopravvivere alle sevizie.

Il dramma è raccontato attraverso Paul Chartier (fondamentale per i 153 minuti di durata è stata l’interpretazione di Anthony Bajon) una giovane e irrimediabilmente impulsiva recluta della polizia. Dopo la scomparsa di due ragazzine, Chartier, che coglie dettagli e ha un qualcosa di diverso dagli altri “cadetti”, viene assegnato dal  suo comandante Hinkel (Laurent Lucas) insieme al suo compagno Luis (Alexis Manenti) all’operazione speciale e segreta denominata “Maldoror”.


A farne parte è una sezione della polizia, uomini messi insieme per monitorare un pericoloso maniaco sessuale. Quando l’operazione fallisce, stufo dei limiti imposti dalla legge, da reparti di diverse forze di polizia (gendarmeria, il dipartimento di investigazione criminale e la polizia civile), che si sono ostacolati a vicenda per incompetenza e dispute territoriali, Chartier decide di dare la caccia ai colpevoli per conto suo mettendo a rischio la sua carriera insieme al suo matrimonio con Gina (Alba Gaïa Bellugi), che inizia a vedere come una distrazione dalle sue indagini.

du Welz ha scritto con Domenico La Porta un thriller che richiama un linguaggio studiato di quel cinema di genere degli anni 70 – la fotografia di Manuel Dacosse ricostruisce non solo l’epoca ma restituisce l’immagine tragica dell’orrore vissuto da un Paese – mentre il montaggio di Nico Leunen ende reale a tangibile il dramma.

Maldoror è un lungo studio di un caso, di un’epoca e di una comunità. La sua premessa è interessante, e si regge, come dicevamo, sul ruolo forte di Bajon. Ma du Welz, purtroppo, non è riuscito a bilanciare l’atroce caso di cronaca con l’ossessione di Chartier. Quest’ultima prende il sopravvento e lascia indietro il tono avvincente che aveva promesso.