CONOSCENDO FEDERICO ZANDOMENEGHI (1841 – 1917)

Il pittore Federico Zandomeneghi nasce a Venezia nel 1841 e apprende i primi rudimenti artistici dal padre Pietro e dal nonno Luigi, entrambi buoni scultori della scuola canoviana. Tuttavia, Federico si scosta ben presto dalla scultura ritenendola una forma artistica troppo legata al passato e, dal 1856, si iscrive all’Accademia di Venezia dove ha per maestri Pompeo Molmenti e Michelangelo Grigoletti.

Nemmeno l’ambiente accademico riesce a soddisfare le sue necessità artistiche e preferisce marinare le lezioni per andare in giro per Venezia a schizzare dal vero. Questo suo senso di insofferenza verso l’Accademia culmina nel 1859: sotto la minaccia della leva obbligatoria presso l’esercito austro – ungarico, si rifugia a Pavia e da lì raggiunge i garibaldini in Sicilia.

Non potendo tornare a Venezia, dal 1862, si ferma a Firenze . Il soggiorno fiorentino è molto importante per la formazione di base del giovane veneziano, non solo perché Firenze all’ epoca era la nuova capitale dell’arte, ma perché può prendere parte alla discussioni che avvengono al caffè Michelangelo, il caffè dei Macchiaioli. Risale al periodo fiorentino l’amicizia con alcuni dei più importanti esponenti dell’arte macchiaiola come Diego Martelli (che fa da sponda tra Firenze, Castiglioncello e Parigi), Silvestro Lega, e Telemaco Signorini.

Quando, nel 1866 Zandomeneghi torna a Venezia, continua a sentirsi appartenente alla cerchia fiorentina e le sue prime opere si orientano verso questo genere di pittura: al modo di dipingere macchiaiolo, che punta l’attenzione sulla luce e sul colore ripresi en plein air, egli affianca il delicato tonalismo caratteristico della pittura veneziana che ha potuto apprendere all’Accademia Di questo periodo sono opere come: La lettrice che nella scelta del tema e nella costruzione per macchie di colore porta un chiara firma macchiaiola e il Ritratto di Diego Martelli, in cui il pittore gioca soprattutto sulla resa cromatica.
Una svolta nella produzione di Zandomeneghi si ha con l’annessione del Veneto all’Italia nel 1866: molti artisti giungono a Venezia come Domenico Morelli e Michele Cammarano. Di questo ultimo Federico può vedere ‘ Incoraggiamento al vizio ‘ , un dipinto molto importante che é considerato il manifesto del verismo sociale in pittura.

Il giovane pittore , volto alle novità e conscio che l’arte a Venezia ha bisogno di essere svecchiata , recepisce subito il messaggio implicito nell’opera di Cammarano e imposta la propria pittura verso un orientamento più realistico. Escono a pochissima distanza uno dall’altro due tele destinate a fare scandalo nella Venezia abituata alle opere tardo storiche di Molmenti : Spazzini in campo San Rocco e Spazzino presso un pisciatoio. Entrambe le opere sono volutamene provocatorie nel tema, ma interessanti perché mostrano come, la tecnica appresa a Firenze riesca a coniugarsi con il gusto del colore pastoso veneziano e ad adattarsi al nuovo soggetto reale. Zandomeneghi non si lascia influenzare dalle critiche ricevute e nel 1872 espone a Roma il dipinto che lo consacra come autore verista: Poveri sui gradini dell’Ara Coeli a Roma (o impressioni romane). L’opera strizza l’occhio all’Incoraggiamento di Cammarano e alla ‘ Sala delle Agitate ‘ di Signorini e propone una presa diretta della situazione come nessuno precedentemente aveva fatto: un gruppo di poveri che, seduti sui gradini dell’Ara Coeli, si spartiscono il poco che hanno ricevuto per quel giorno.

Tuttavia Zandomeneghi è un’anima inquieta e molto interessata a quello che avviene all’estero. Nel 1874 si reca a Parigi per visitare il primo Salon degli Impressionisti. Il soggiorno si trasforma in un trasferimento vero e proprio e Federico prende casa a Parigi nei pressi di Montmartre. Il periodo parigino è considerato quello di maggior sviluppo dell’arte di questo pittore sia qualitativamente sia quantitativamente. Diviene amico di Degas, Pissarro, Toulouse Lautrec, sperimentando tecnica e temi impressionisti, senza tralasciare mai gli insegnamenti italiani. Tra le opere più belle, oltre ai delicati ritratti femminili, ricordiamo A letto (fanciulla dormiente), Luna di miele (o a pesca sulla Senna) e Le mouline de la galette , il più vicino, anche per temi, al mondo impressionista. Gli anni di Parigi sono molto ricchi dal punto di vista produttivo, ma Federico conduce una vita solitaria che gli procura una vena malinconica che caratterizza l’ultima parte della sua produzione.

Attualmente, come tutta la pittura veneta dell’800, Zandomeneghi è spesso all’asta e le sue opere sono battute per più di un milione di euro (la Coiffure, 65×54, è stata battuta nel 2003 per 1.194.000 euro), ma sono pochi coloro che conoscono la fase verista della sua pittura. Infatti le sue opere parigine sono esposte spesso in mostre, ma raramente si riescono a vedere i capolavori del periodo verista, anche perchè sono conservati, per la maggior parte, in collezioni private che non sempre cedono le proprie opere per l’allestimento delle mostre.