Una storia malinconica, commovente e un’ode al cinema. Sam Mendes torna agli anni Ottanta della sua adolescenza per narrare il peso delle relazioni in tempi strani e turbolenti.Hillary è la manager del magnifico Cinema Empire, un salotto Art Deco nella cittadina di Margate, che ha conosciuto tempi migliori quando le sue quattro sale erano tutte attive.
Agli inizi del 1980 ne sono rimaste solo due. Crisi economica, Margaret Thatcher al governo e gli skinhead che scorrazzano sul lungomare in cerca di guai e botte sono lo sfondo su cui il microcosmo di questo cinema avvolge lo spettatore e lo trascina tra le sue sale, nella cabina del proiezionista Norman, (l’attore Toby Jones), sul tetto illuminato dalla gigantesca insegna luminosa.
L’attrice Premio Oscar Olivia Colman è Hilary, una donna di mezza età, sola, la cui presenza è data per scontata nel gruppo di lavoro – sempre presente, sempre efficiente, sempre gentile. In realtà Hillary ha un passato complicato, vive da sola, è sessualmente stalkizzata dal suo inopportuno capo Mr.Ellis, Colin Firth in un ruolo decisamente sgradevole.
Tutto cambia con l’arrivo di un nuovo impiegato, Stephen ( Micheal Ward), un ragazzo intelligente in cerca di una via di fuga dalla provincia inglese. La sua voglia di andarsene incontra il disagio di Hillary e tra loro nasce una storia d’amore improbabile e tuttavia tenera cementata dal potere unificante di musica e cinema. Ma le condizioni di Hilary si aggravano e dopo una scenata durante una importante anteprima, Hilary sarà allontanata temporaneamente dal suo lavoro. Il suo ritorno, qualche tempo dopo, diventerà l’occasione per scoprire la bellezza del cinema come arte e luogo in cui lasciare spazio alle emozioni.
Nell’anno in cui registi di diverse età huanno ripercorso con la macchina da presa la loro gioventù (Spielberg con The Fabelmans, James Gray con Armageddon Time e Paul THomas Anderson con Licorice Pizza, solo per citare i piu’ celebrati), Sam Mendes scrive e dirige un film che ritorna all’Inghilterra degli anni Ottanta, quelli della sua adolescenza. Anni di razzismo, proteste e sconvolgimenti politici ma anche, come afferma lo stesso regista: “un momento incredibile per la musica e la cultura in generale: molto creativo, molto politicizzato, con un sacco di energia”. L’amore per la musica è evidente nella colonna sonora punteggiata di brani degli Anni Ottanta ma anche folk dei Sessanta e Settanta.
Al centro del film di Mendes la relazione tra Hilary e Stephen diventa un rito di passaggio ad una fase successiva – e potenzialmente migliore – della loro vita, ma attraverso non poche difficoltà. Colman riesce a viaggiare in modo straordinariamente naturale attraverso la complessità e le diverse sfumature del suo personaggio (grazie anche alla guida di Mendes la cui madre soffriva di schizofrenia) e il promettente Michael Ward si contrappone ai lati oscuri di lei con l’inesauribile positività con cui affronta il violento razzismo di quegli anni.
Con la stupenda fotografia di Roger Deakins (già collaboratore di Mendes per 1917 e Blade Runner 2049) il cinema Empire – un vero ex cinema con sala da ballo con un bellissimo esterno art déco di fronte a un lungomare, che il production designer Mark Tildesley ha ristrutturato e adattato alla sceneggiatura di Mendes – prende vita e diventa protagonista esso stesso.
Empire of light è una lettera d’amore non solo al cinema, ma al cinema visto in sala. “Quel piccolo raggio di luce è una fuga” dice Stephen. E non vogliamo tutti, prima o poi fuggire e lasciare libera la nostra immaginazione?
Regia: Sam Mendes
Sceneggiatura: Sam Mendes
Cast: Olivia Colman, Micheal Ward, Colin Firth, Toby Jones, Crystal Clarke, Tanya Moodie
Durata: 119 minuti
Produzione Searchlight Picture
DIstribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures
Uscita Italia: 2 marzo 2023